Il successo di un’idea, in fondo, comincia sempre nella narrazione del suo scopo, in ciò che appare agli altri. Michelle e Brian Watters erano (e credo che siano ancora) una coppia canadese dalla fertile immaginazione. Se lui era la mente, la moglie era il braccio che raccoglieva le sue spesso strampalate congetture e le rielaborava per capire se erano attualizzabili in termini pratici.
Quando una mattina, ragionando sulle facce dei suoi compagni di viaggio, Brian pensò ‘Non sarebbe divertente leggere in metropolitana un libro intitolato Come assassinare un perfetto sconosciuto e passarla liscia?’ Michelle, come sempre, di primo acchito non gli diede retta. Ma l’idea, piano piano, invase i suoi pensieri come una marea la spiaggia fino alla folgorazione finale: ‘non serve un libro del genere, basta la copertina’.
Detto fatto nacque il progetto Flap Art, il cui slogan non comprare un libro, compra un evento la dice lunga: ventitre stupefacenti copertine in vendita via internet al prezzo di quattro dollari e novanta ciascuna. Cose tipo: Coroner per corrispondenza o Liposuzione fai da te. Fino al loro vero best seller: Come trasformare tua nonna in una porno star: 10 modi di trarre profitto da tua nonna, insegnandole ad amare se stessa e il suo corpo.
Non diventarono ricchi ma hanno venduto parecchio e si sono divertiti finché ne hanno avuto voglia. E poi avanti con la prossima idea e la prossima narrazione.
Questa è stata l’estate in cui molta gente si è rinfrescata gettandosi acqua ghiacciata addosso e promuovendo una raccolta fondi per la ricerca contro la SLA, la degenerazione progressiva dei motoneuroni. Un’idea bizzarra, considerando che la doccia fredda era una delle terapie per calmare i malati di mente in tempi bislacchi come le idee di Brian Watters.
Quello che passa dentro un cervello non è sempre chiaro né noto e forse, un giorno, ci capiremo qualcosa di più anche grazie a tutta quest’acqua versata sulla testa della gente. Difficilmente, invece, si potranno capire l’inaridimento emotivo, le allucinazioni percettive, le convinzioni infondate, le illusioni paranoidi e la disorganizzazione del pensiero e del linguaggio che hanno accompagnato le polemiche su un’idea ancora più stupida ma di anche più efficace delle copertine di Brian e Michelle. Difficile capire cosa passa nella testa di persone che, a discapito dei sintomi, non possiamo definire patologicamente schizofrenici solo perché non possono farsi il solletico da soli.
Come difficilmente potremo mai comprendere la vera doccia ghiacciata che piomba in Italia sulle donazioni in denaro in favore di ONLUS (quindi per definizione destinati a finanziare progetti di Utilità Sociale) e che, forse, spiega la differenza di valore tra le donazioni nostrane e quelle americane.
Da noi, infatti, chi effettua donazioni in denaro alle Onlus, può detrarre dall’imposta solo una percentuale di quanto versato (24% per le persone fisiche) e ridurre il proprio reddito (sino al 2% per i soggetti IRES) fino ad un massimo, udite udite, di € 2.065,83. O, in alternativa, dedurre le liberalità dal reddito complessivo dichiarato nel limite del 10% del reddito stesso fino a un massimo di € 70.000 annui. Il confronto con gli Stati Uniti, è impietoso: tutti i versamenti destinati ad opere benefiche di utilità sociale, il sostegno alla ricerca scientifica, università, scuole, servizi di assistenza, enti religiosi, è integralmente deducibile dal reddito con il solo limite del 50% del reddito annuo e, per altro, l’eccedenza potrà essere recuperata negli anni successivi.
Inutile finanziare una ricerca per capire il perché.
(A questo punto nominiamo tutti i titolari del Ministero dell’Economia che non hanno saputo fare di meglio: Giulio Tremonti, Silvio Berlusconi, Domenico Siniscalco, Mario Monti, Vittorio Grilli, Fabrizio Saccomanni e Pier Carlo Padoan. Qualcuno glielo farà sapere. L’acqua gelata, in fondo, noi ce la prendiamo tutti i giorni)
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