Ricerca

Lombard street

il blog dello studio lombard dca

Mese

settembre 2015

La riformetta fiscale

Con l’approvazione degli ultimi cinque decreti attuativi si è concluso il lungo cammino della riforma fiscale (legge 23/2014). Davvero è stato riformato il nostro sistema tributario? Parrebbe proprio di no.Il cammino della riforma comincia con la proposta presentata dal governo Monti il 18 giugno 2012 (n. 5291) e ripresa dal disegno di legge 282 del 15 marzo 2013 (governo Letta). Nell’illustrare quest’ultimo i presentatori, con apprezzabile realismo, chiarivano subito che le “norme proposte non hanno l’obiettivo di disegnare un’organica riforma del sistema generale di tassazione” mirando, piuttosto, “ad attuare interventi migliorativi del sistema fiscale in termini di equità, certezza delle regole e semplificazione”.Il sistema, insomma, resta quello disegnato dalla riforma fiscale del 1971: quella che ha creato la dichiarazione dei redditi, la ritenuta alla fonte e l’Iva. Ma che spaziava in una società dove i confini nazionali erano ben netti, industria e finanza realtà separate, le multinazionali solo agli albori, la Cina un paese sottosviluppato, le parole “internet” o “globalizzazione” del tutto inesistenti. E dove il 50 per cento delle attività economiche italiane appartenevano allo Stato. Che c’azzeccano, allora, norme concepite in quel quadro con la realtà attuale?Un pizzico di ambizione in più non avrebbe guastato. Si è preferito, invece, il realismo. Ma sono stati almeno raggiunti i pur più modesti obiettivi che ci si era prefissi? Fra quelli enunciati – equità, certezza e semplificazione – risponderei di no per il primo, di sì per gli altri due.

Sorgente: La riformetta fiscale

Lomb*art/Art bonus: 5 schemi per una norma

 art_bonus

Approvato il 31 maggio 2014, l’art bonus ha superato la metà della propria vita. L’art. 1 del d.l. 83/14 ha infatti introdotto un’agevolazione fiscale temporanea al fine di favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura: tale agevolazione rimarrà in vigore fino alla scadenza del triennio 2014-2016 (anche se occorre dire che si è già cominciato a discutere di una sua possibile ‘stabilizzazione’).

L’agevolazione è ammessa solo per alcuni specifici ma comunque ampi casi:

Beneficiario Oggetto
beni culturali pubblici interventi di manutenzione, protezione e restauro
istituti e luoghi di cultura di appartenenza pubblica*, fondazioni lirico-sinfoniche e teatri di tradizione interventi di sostegno
enti e istituzioni pubbliche senza scopo di lucro che svolgono esclusivamente attività nello spettacolo realizzazione di nuove strutture, restauro e potenziamento di quelle esistenti
concessionari e affidatari di beni culturali pubblici interventi di manutenzione, protezione e restauro
* musei, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali

L’art bonus, tecnicamente, consiste, in un credito d’imposta pari a una percentuale dell’importo erogato e variabile a seconda dell’anno in cui ha avuto luogo:

Anno Credito spettante
2014 65%
2015 65%
2016 50%

L’utilizzo del credito ha alcune caratteristiche che si differenziano a seconda del soggetto erogante e riguardano il limite massimo dell’agevolazione e gli aspetti operativi del suo riconoscimento:

  Persone fisiche ed enti non commerciali Titolari di reddito d’impresa e stabili organizzazioni di imprese non residenti
limite 15% del reddito imponibile (senza alcun limite quantitativo) 5 per mille dei ricavi (senza alcun limite quantitativo)
modalità in dichiarazione dei redditi compensazione mediante F24
primo utilizzo dichiarazione relativa all’anno dell’erogazione dal 1° giorno del periodo successivo all’erogazione

Altre caratteristiche del credito (il suo utilizzo nel tempo e i metodi di versamento delle erogazioni) sono, invece, comuni a tutti i soggetti:

utilizzo del credito in 3 quote annuali di pari importo
utilizzo del credito successivamente ai tre anni per quote non utilizzate nessun limite temporale
mezzi di erogazione banca, posta, carte di debito, carte di credito e prepagate, assegni bancari e circolari

Sotto il profilo fiscale l’art bonus non ha rilevanza sulla formazione delle imposte sui redditi e sull’IRAP mentre si è avuto cura di evitare duplicazioni con altri benefici fiscali nell’ambito della cultura:

Questioni fiscali Regime
concorso alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi (comprese le addizionali regionali e comunali) no
concorso alla determinazione del valore della produzione ai fini IRAP no
rilevanza ai fini della determinazione della quota interessi passivi deducibili no
rilevanza ai fini della determinazione della quota di spese e altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi deducibile dal reddito d’impresa no
detrazione IRPEF del 19% non consentita nel periodo di applicazione del regime agevolato **
deduzione degli oneri di utilità sociale non consentita nel periodo di applicazione del regime agevolato **

** la disciplina del TUIR rimane in vigore per le fattispecie non previste dall’art bonus

Come già accennato è attualmente in corso un dibattito, sostenuto sia dal MIBACT che dall’ANCI, volto al mantenimento della percentuale del 65% anche per l’anno 2016 oltre che, se se ne verificasse la sostenibilità, a rendere l’art bonus una misura strutturale e non più temporanea. Proprio quest’ultima prospettiva potrebbe segnare finalmente un passo verso un cambio di indirizzo nel rapporto tra Stato e Arte: l’art bonus, per come è strutturato attualmente, non risulta ancora fortemente attrattivo per i contribuenti e soprattutto per imprese e enti che continuano a preferire la formula delle sponsorizzazioni. Pensare di rendere deducibili le erogazioni, ad esempio, potrebbe favorire un maggiore afflusso di fondi così come potrebbe avvenire se venisse deciso un ampliamento dei casi per cui l’art bonus possa trovare applicazione.

Rimane da dire che, ad ogni modo, la norma attuale, per quanto perfettibile, è indubbiamente meglio del niente precedente.

***

* Lomb*art identifica l’impegno e lo studio che Lombard DCA dedica all’arte e alla cultura. A fianco degli eventi che stiamo producendo sotto il nome di Modello Unico abbiamo redatto (e continueremo e farlo) una serie di articoli che vanno ad esaminare il rapporto spesso conflittuale dell’arte e della cultura con il diritto e l’economia oltre che le norme che ne regolano il funzionamento.

Abbiamo creato nel nostro sito un’apposita pagina (e una distinta categoria sul nostro blog) per raccogliere tutto questo oltre ai contributi che di volta in volta abbiamo trovato e troveremo in rete sull’argomento.

Come per Modello Unico si tratta di mettere in relazione mondi che, per quanto possano apparire distanti, hanno di certo forti punti di contatto e, talvolta, si scoprono sinergici. Indispensabili.

Ci accompagna in questo viaggio oltre le colonne d’Ercole la galleria d’arte L’Affiche, storica e illuminata, assieme alla quale abbiamo in serbo alcune sorprese. 

 affiche

Il problema non è Volkswagen 

Tutti scandalizzati per il caso Volkswagen. Probabilmente perché sono tedeschi più che per il fatto che le loro auto diesel inquinano. Perché il fatto che le auto inquinano lo sapevamo già, che il diesel inquina più della benzina anche. Forse lo scandalo si riduce all’aver truccato i dati, tutto il resto è omesso.Quanto accaduto dovrebbe farci riflettere sulla vera questione: le auto emettono sostanze nocive per la salute e per l’ambiente. Come tali dovrebbero inquinare sempre di meno ma soprattutto essere acquistate e utilizzate sempre di meno.

Sorgente: Il problema non è Volkswagen | Linkiesta.it

ODCEC e Voluntary Disclosure

modello_ODCEC_02_01

campagnamedia_banner

 

La gestione della proroga dei termini della Voluntary disclosure ha raggiunto ormai profili di assoluta incomprensibilità.

Il rinvio della decisione al Consiglio dei ministri di domani invece che la sua assunzione in quello di venerdì scorso appare l’ultimo tassello di una serie di disattenzioni che sembrano ignorare un dato certo : la proroga è utile al Governo, ai professionisti ed ai contribuenti.
Ciò che appare negato è la circostanza che la procedura sia complessa e tutt’altro che definitivamente chiara. Basti vedere le ultime risposte rilasciate in via provvisoria e non ufficiale dalla Dre Lombardia (che le ha comunque divulgate anche se non validate ancora a livello centrale ) e riportate nella prima notizia che segue.
L’Ordine di Milano da luglio ha sostenuto l’esigenza di una proroga per consentire una programmazione seria del lavoro per i Commercialisti, che sono senza dubbio i professionisti in prima linea sul tema. La richiesta è stata supportata anche da uno straordinario lavoro del “Gruppo VD” che ha redatto documenti tecnici con l’obiettivo di ridurre gli ambiti di incertezza interpretativa.
Non possiamo non sottolineare con chiarezza come una proroga all’ultimo giorno, pur utile a tutti, sia un momento estremamente negativo della corretta relazione tra Amministrazione, Professionisti e Contribuenti , a cui evidentemente si è attenti negli slogan e meno, purtroppo, nei fatti.

ODCEC Milano

 

L’Erasmus dei liceali. Raddoppiano gli studenti ma i prof frenano

Una ricerca commissionata da Intercultura a Ipsos rivela che solo il 18% degli insegnanti si può definire «internazionale». Metro di misura, un periodo di almeno un anno trascorso all’estero. I prof «aperti» — che cioè hanno seguito un percorso di formazione anche più ridotto — fino a quattro mesi —, o coinvolto gli studenti in scambi di classe o gemellaggi — sono il 22%. Due terzi sono «local»: mai stati all’estero per motivi professionali, o solo per accompagnare i ragazzi in gita. Persino tra i prof di lingue, i più votati all’internazionalizzazione, la maggior parte non ha mai partecipato a progetti all’estero.
Una grande immobilità. Che rispecchia anche stili diversi di insegnamento: più aperti, aggiornati, appassionati gli «internazionali». Stimolanti, ma esigenti, poco innovativi, i «local». Intanto gli studenti non hanno un sostegno adeguato quando decidono di partire. E al rientro non vengono riconosciute le competenze acquisite.

Sorgente: Corriere della Sera

+6,8% per il mercato immobiliare italiano nel 2° trimestre 2015 Ottimi risultati dei settori commerciale (+10,3%) e residenziale (+8,2%)

logo_trasparente

Riparte il mercato immobiliare italiano nel secondo trimestre dell’anno, che rispetto allo stesso periodo del 2014 guadagna un +6,8%. In particolare, il settore commerciale segna un +10,3%, il residenziale un +8,2% e le pertinenze un +6,1%, mentre restano col segno meno il comparto produttivo (-8%) e il terziario (-3,8%). Bene il mercato delle abitazioni nelle principali metropoli, con Torino e Palermo che crescono di oltre il 16% e Firenze che raggiunge l’11,8%.

È il quadro che emerge dai dati contenuti nella Nota trimestrale realizzata dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate e pubblicata oggi.

Sorgente: +6,8% per il mercato immobiliare italiano nel 2° trimestre 2015 Ottimi risultati dei settori commerciale (+10,3%) e residenziale (+8,2%) Trend positivo per le abitazioni nelle metropoli: +16% a Torino e Palermo

I millennials trainano la ripresa, ma ribaltano il modo di consumare

La ripresa, per quanto debole, passa per i “millennials”. Troppo spesso dimenticati da ricerche e statistiche, i figli dei “baby boomers”, nati negli anni ’80 sono il vero motore dei consumi. Più istruiti, più colti, più digitali dei loro genitori, i “millennials” sono anche più poveri: spesso ancora alla ricerca della prima occupazione. Sono loro le prime vittime di una recessione costata 122 miliardi di euro che si è tradotta in un’esplosione della disoccupazione e un calo degli stipendi che ha portato il Pil procapite a circa 22mila euro. Motivo per cui per comprare fanno scelte oculate e attente. Soprattutto alla qualità. Insomma preferiscono spendere meno, ma meglio. Addio quindi agli economici fast-food sostituiti da cibi biologici e del territorio. Un modello che replicano per ogni categoria merceologica

Sorgente: I millennials trainano la ripresa, ma ribaltano il modo di consumare

Gli stadi sono vuoti? Anche i divani. Meno pay tv, più bar

Il calcio resta il più grande fenomeno sociale dei nostri tempi ma risente della crisi economica e degli scandali interni: per questo motivo il popolo degli interessati in Italia è complessivamente cresciuto, eppure si va meno allo stadio, si comprano meno gadget, ci si abbona di meno alla pay tv. Insomma, i tifosi si sono fatti più «tiepidi» e «calcolatori» e meno «frequentatori», secondo la ricerca demoscopica realizzata da Doxa, Repucom e Datamedia, commissionata ogni anno dalla Lega per definire quei bacini d’utenza che assegnano un quarto della torta dei diritti tv.

Sorgente: Gli stadi sono vuoti? Anche i divani. Meno pay

Decreto internazionalizzazione e benefici 2015: in quale periodo d’imposta dedurre le perdite sui crediti 

Relativamente al periodo d’imposta in cui dedurre la perdita su crediti, è stato previsto che, da quest’anno, nel caso di crediti di modesta entità, di procedure concorsuali, anche estere equivalenti, di accordi di ristrutturazione dei debiti o di piani attestati di risanamento, la deduzione della perdita su crediti sia ammessa nel periodo di imputazione in bilancio, anche quando questa avvenga in un periodo di imposta successivo a quello in cui sussistono gli elementi certi e precisi ovvero il debitore si considera assoggettato a procedura concorsuale. L’imputazione a conto economico non deve avvenire in un periodo di imposta successivo a quello in cui, secondo la corretta applicazione dei principi contabili, si sarebbe dovuto procedere alla cancellazione del credito dal bilancio. Una volta verificata la sussistenza degli elementi certi e precisi ovvero il verificarsi di uno dei citati eventi (procedure concorsuali o eventi ad esse equiparate, come specificato dalla relazione illustrativa al decreto internazionalizzazioni), valgono le scelte di bilancio; in base ai principi contabili, quindi, non si può andare oltre, ad esempio, alla cessione del credito, alla sua prescrizione o alla stipula di un accordo di saldo e stralcio (relazione illustrativa al decreto internazionalizzazioni).

Sorgente: Decreto internazionalizzazione e benefici 2015 / In quale periodo d’imposta dedurre le perdite sui crediti – Il Sole 24 Ore

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: