È la realtà che porta da un punto a un altro ma sono l’immaginazione, la teoria, le interpretazioni a permetterci ogni strada. Ogni libro ci mostra una possibilità, una propria verità, una contraffazione talvolta. E ogni idea, in fondo, fa lo stesso.
Se continueremo a rimanere l’anello debole della catena, saremo teatro di scontri ferocissimi fra grandi gruppi, terra di conquista delle multinazionali straniere più forti, un cimitero delle piccole-medie-grandi imprese spazzate via dalla concorrenza più agguerrita del mondo, una vera colonia dell’epoca attuale. Gli anelli forti scaricheranno qui le contraddizioni più devastanti, le lavorazioni a maggior valore aggiunto saranno concentrate in USA, Germania e Giappone; a noi resterà solo lo spazio di fare concorrenza nel costo del lavoro ai paesi emergenti… L’operazione Europa è un progetto di ingegneria istituzionale che risponde agli interessi esclusivi del suo segmento più forte, quello tedesco.
Queste parole, che lette oggi hanno un sapore conosciuto come un pranzo a casa, hanno 35 anni ma non le ha pronunciate un premio Nobel, un politico illuminato, un incredibile veggente, un’arrogante agenzia di rating.
C’è sempre un po’ di fortuna in ciascuna teoria e, spesso, molta poca scienza soprattutto se si parla di economia o di calcio. Ognuno dice quello che pensa e va bene così se c’è un senso e non si spara a nessuno. La verità, però, non esiste mai prima ma solo nella storia e nella fortuna.
D’altro canto quelle previsioni là sopra, così azzeccate e precise si trovano in mezzo a duecento pagine anacronistiche e, spesso, folli. In mezzo a frasi spesso incomprensibili e altre fin troppo chiare che si alternano in un mare piuttosto agitato e tra frasi che a volte sembrano scritte a caso apposta. Si trovano verso la fine de L’ape e il comunista, la raccolta di scritti di critica politica a economica prodotti dal carcere dai brigatisti rossi tra il 1979 e il 1980.
Ognuno, come sempre ha la propria verità e nessuno, in fondo, ha mai davvero ragione. Ognuno ha il proprio racconto dove tutto può iniziare per caso o determinazione, non importa. Per scelta o improvvisazione o tutte e due le cose. Ma è sempre il finale la parte più complicata come azzeccare le previsioni.
Nessuno sa dire come si termina un racconto, un film, una canzone, un amore, una partita, una carriera, un viaggio. Nessuno, per quanto razionale e colto può sapere cosa troveremo nel domani. Se serva una morale comune o che ognuno lo immagini come più gli è simile. Se il finale debba essere definitivo come negli scontri diretti o incompiuto, un rinvio per troppa pioggia. Nessuno sa mai abbastanza e per questo dovremmo regalarci il dubbio.
Solo chi legge può girare l’ultima pagina mentre chi scrive non ha mai idea di quel che succederà dopo.
Perché la ripresa è sempre dietro l’angolo ma spesso lo sono anche gli assassini.
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(Le parole del titolo sono di Maurice Blanchot).
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