Ricerca

Lombard street

il blog dello studio lombard dca

Mese

novembre 2016

2015-2016 : synopsis – The Contemporary Art Market Report 2016

The severe economic and financial crisis that has engulfed the entire planet since 2007, with almost ubiquitous negative interest rates as its most recent expression, has made the art market look like an oasis in the desert. Yes… it has shown signs of correction over the past year, but this was both necessary and foreseeable in a market whose most visible segment, Contemporary art, is also its most volatile.

Sorgente: 2015-2016 : synopsis – The Contemporary Art Market Report 2016

Lomb*art/Porti franchi e mani libere. L’arte ai confini della legge

Un nostro articolo per Artribune

*

COSA SONO E COME FUNZIONANO I PORTI FRANCHI
Le vicende che hanno coinvolto Yves Bouvier, capo di Natural Le Coutre, la società che gestisce i principali porti franchi del mondo, hanno contribuito, come se ce ne fosse bisogno, al sospetto che il mercato dell’arte possa, in determinati contesti, essere teatro di riciclaggio di denaro e di opere rubate.
Negli ultimi anni si è registrato un aumento esponenziale dell’utilizzo di spazi espositivi e di vendita poco usuali quali i porti franchi e ciò, in primo luogo, per motivi di natura amministrativa e fiscale, che consentono notevoli risparmi in termini di adempimenti e di imposta.
Esistono svariate terminologie per definire i porti franchi, ma le caratteristiche fondamentali di questi magazzini extraterritoriali sono più o meno le stesse ovunque: la possibilità di introdurre merci nel territorio di uno Stato con l’espletamento di formalità doganali ridotte o assenti e senza il pagamento di dazi o imposte (i dazi sono prelevati solo quando la merce raggiunge la sua destinazione finale e quindi, in altre parole, i porti franchi permettono di differire il pagamento delle tasse). Si tratta di zone nelle quali beni di provenienza estera, principalmente opere d’arte ma anche vini o altre merci, possono essere stoccati senza un limite di tempo in magazzini di superfici variabili con la garanzia di elevati standard di sicurezza e con un ventaglio di servizi offerti davvero notevoli (come il controllo della temperatura e dell’umidità, servizi di restauro, autentica e valutazione…).

IL FASCINO CRESCENTE SUL MONDO DELL’ARTE
Nel mondo si contano migliaia di porti franchi, ma tra quelli che nel corso degli anni si sono specializzati e sviluppati verso il mondo dell’arte sono, certamente, quello di Ginevra (il più grande al mondo, con oltre 20mila mq a disposizione, la possibilità di stoccare un milione di opere d’arte per un valore stimato di oltre 80 miliardi di euro), di Singapore e del Lussemburgo (tutti gestiti dalla Natural Le Coutre di Bouvier), oltre a quello recentissimo di Pechino, a cui presto se ne aggiungerà uno a Shangai.
L’attrattiva di questi luoghi è cresciuta al punto che molte gallerie d’arte vi hanno trasferito la propria sede. Le opere d’arte compravendute, usufruendo dell’esenzione sia delle tasse su importazioni ed esportazioni che delle tasse di transazione (fintanto che l’opera d’arte resta immagazzinata nel porto franco è esente da ogni tassa), possono rimanere stoccate per anni, cambiando solo il proprietario.
In alcuni stati asiatici è prevista inoltre la possibilità di mantenere la sospensione da dazi e imposte sulle importazioni anche in caso di temporanea esposizione delle opere d’arte presso musei ed esposizioni. Le attrattive dei porti franchi per il mondo dell’arte sono notevoli, soprattutto per i mercati in forte crescita quali quelli orientali ma, al tempo stesso, pericolose sabbie mobili fiscali.

EUROPA O RESTO DEL MONDO?
Non è un caso che la dislocazione dei porti franchi interessati da un maggiore sviluppo siano al di fuori della Comunità Europea, dove la regolamentazione in materia di controlli sulle merci introdotte, di lavoro (come la flessibilità delle regole in tema di reclutamento del personale e concessione di permessi temporanei di lavoro e di residenza per gli stranieri impiegati nella zona franca), di snellimento delle procedure amministrative (in genere concessioni e licenze) e di servizi, anche offshore, risulta essere meno rigida.
Le zone franche all’interno della UE sono sottoposte a una regolamentazione uniforme e più severa che rende gli incentivi sopra citati in contrasto con la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato, limitando fortemente la creazione di zone economiche speciali.

PRO E CONTRO DEI PORTI FRANCHI
Sebbene i vantaggi offerti dai porti franchi siano elevati e apprezzabili, non mancano aspetti di criticità che i collezionisti d’arte non dovrebbero assolutamente sottovalutare.
In particolare, ai fini doganali e fiscali, anche se un porto franco è a tutti gli effetti considerato un luogo duty-free (la merce all’interno dello stesso mantiene lo status del luogo da cui proviene), nel momento in cui un’opera d’arte viene estratta e definitivamente ceduta occorre procedere all’effettuazione degli adempimenti doganali e al pagamento delle imposte e tasse sulle importazioni.
Dazi e imposte verranno naturalmente conteggiati sul valore dell’opera d’arte al momento della sua estrazione e del suo trasferimento definitivo, quando tale valore potrebbe essere notevolmente più alto di quello che aveva l’opera al momento del suo primo ingresso nella zona franca. I collezionisti che cedono le opere d’arte in via definitiva, inoltre, continuano a essere sottoposti alla tassazione sui capital-gain e alle altre imposte sui redditi prevista nel Paese in cui hanno la residenza fiscale.
I collezionisti dovrebbero inoltre valutare le leggi locali in materia di depositi cauzionali, quelle che disciplinano l’affidamento di beni a terzi, quelle che afferiscono alla tutela in caso di perdite, danneggiamenti o appropriazione indebita. Le lacune nelle legislazioni locali potrebbero non rendere sicuro e o affidabile la custodia di opere d’arte in tali zone franche.
Infine, potrebbero incontrarsi difficoltà a ottenere una copertura assicurativa a prezzi competitivi. L’alta concentrazione di opere d’arte presso i porti franchi potrebbe infatti rendere difficoltoso spuntare premi assicurativi che rendano conveniente lo stoccaggio delle opere d’arte presso tali luoghi.

MAGAZZINI-MUSEO E ILLECITI
Se, da un lato, lo strumento dei porti franchi ha consentito un rapido ed esponenziale incremento delle vendite di opere d’arte nel mondo, rendendo globale anche questo settore del commercio e favorendo l’incontro tra domanda e offerta anche in mercati emergenti, dall’altro ha sminuito il significato per il quale tali opere sono state realizzate: ovvero per essere godute dal proprietario. Le stesse sono quindi considerate solo una forma di investimento in beni fungibili alla stregua di qualsiasi titolo finanziario in deposito presso una banca. È possibile quindi che gli incentivi fiscali, doganali, amministrativi da soli siano in grado di giustificare l’utilizzo dei porti franchi quali magazzini-museo a tempo indeterminato?
Inoltre, siamo sicuri che i porti franchi siano utilizzati solo ed esclusivamente per fini leciti? In questi luoghi vengono commerciate opere d’arte la cui origine non si è sempre dimostrata certa e garantita e, nel corso degli anni, sono stati utilizzati anche come copertura di traffici non legali. Sicuramente questi interrogativi sono stati oggetto di analisi da parte di organizzazioni sovranazionali quali l’OCSE. Nel 2010 la task force sul riciclaggio di denaro ha pubblicato un rapporto in cui si denuncia il fatto che le zone extradoganali, che comprendono i porti franchi, “sono una minaccia in termini di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo”, in parte a causa della sorveglianza inadeguata. Sorveglianza e trasparenza che auspica anche la commissione per il Controllo Federale delle Finanze svizzera.
Le accuse poste a carico di Yves Bouvier di aver gonfiato i prezzi delle opere detenute ricavando enormi e indebiti margini di guadagno così come di aver riciclato due opere di Picasso sottratte a Catherine Hutin-Blay, figliastra dell’artista, confermano che il mercato dell’arte, quando gestito al di fuori di circuiti tracciabili, è un mercato rischioso, inquinato e soggetto a manipolazioni volte al guadagno illecito, all’evasione, al riciclaggio e alla ricettazione.
In definitiva i porti franchi forniscono un elevato numero di vantaggi in termini di convenienza e flessibilità, ma il consiglio per i collezionisti e gli operatori del mondo dell’arte è quello di valutare attentamente benefici e rischi collegati al loro utilizzo. E l’eticità nel loro utilizzo.

Sorgente: Lomb*art/Porti franchi e mani libere. L’arte ai confini della legge – Lombard street

Come si costruisce l’impresa culturale e creativa? Dal basso e con tanta formazione 

Il gran numero di bandi nati negli ultimi anni in Italia rende sicuramente più leggibile il complesso panorama dell’imprenditoria culturale, gettando luce sulle dimensioni del fenomeno e sui suoi bisogni. Sebbene sia necessario dare tempo ai progetti che hanno vinto questi bando di crescere, possiamo dire di essere sulla soglia di un nuovo ecosistema imprenditoriale con forti potenzialità nella diffusione dell’innovazione, ma con altrettanta incapacità operativa e una svantaggiosa tendenza al localismo.

Risulta necessario, ora più che mai, costruire una visione d’insieme per individuare le fragilità del sistema e colmarne le lacune.

Sorgente: Come si costruisce l’impresa culturale e creativa? Dal basso e con tanta formazione – Il Sole 24 ORE

Cultura, yoga, vino e risate. Il welfare secondo noi.

ludwig-mies-van-der-rohe-farnsworth-haus

La casa è il simbolo della stabilità, il luogo delle certezze, quello in cui pensiamo di poter stare bene, dove fidarsi, dove vivere ogni giorno. La casa è un rifugio sicuro che è e sarà, ragionevolmente, per tanto. In qualche modo, al di là del mercato, dei sentimenti, delle paure. La casa è un luogo universale, qualcosa da cui non puoi comunque prescindere, di cui non puoi fare  meno per troppo tempo, un tetto sotto cui rifugiarsi e respirare. Un fondamento indiscutibile non per investitura divina ma per ruolo consapevole e condiviso. È un centro a cui tendere, da cui ripartire, in cui tornare sia che il nostro viaggio ci porti in mare aperto o per strade conosciute. Un porto oltre il vento e le onde.

Noi pensiamo al nostro studio nello stesso modo: una casa solida e sicura fatta di mattoni e non di paglia o fango, costruita sul terreno solido della competenza, arredata di condivisione. Una casa trasparente come quella disegnata da Mies van der Rohe dove nulla è invisibile. Non una reggia gelida o un anonimo condominio ma un luogo comune in cui ognuno sia re a servizio.

Il luogo di lavoro non è, non deve essere, un indirizzo. Non è un posto su una mappa ma dentro di noi. E’, forse, il posto in cui passiamo più tempo da svegli.

Abbiamo sempre creduto allo studio come un luogo aperto e chi ci conosce sa che è davvero così. Allestiamo mostre perché ci piace che le persone ci conoscano per quello che siamo e non solo per ciò che facciamo e perché la bellezza faccia parte del nostro quotidiano. Ospitiamo incontri tra persone curiose e propositive perché è nello scambio delle idee che queste crescono e diventano buone. Organizziamo aperitivi con i colleghi e le feste della nostra grande famiglia perché qui, tra queste mura, non ci sono muri. Perché qui si sta bene. Terremmo concerti se lo spazio lo consentisse.

E’ questo che proviamo a fare: stare bene come in una famiglia in cui si sta bene. Sentirsi a casa. Non è sempre facile ma è il modo in cui noi crediamo che questo tempo si debba intendere: un’occasione di essere parte di qualcosa, un modo per crescere ogni giorno. Assieme.

Per questo, anche, da questa settimana e ogni futura settimana chiunque lavori nei nostri spazi (soci, collaboratori, dipendenti, uomini e donne, tutti insieme) può approfittare di mezz’ora di yoga disegnato su misura per noi.

La condivisione è il nostro welfare.

La deducibilità/detraibilità dei costi per servizi a uso promiscuo: un po’ di chiarezza

Non è raro che lavoratori autonomi o imprenditori individuali, titolari di partita IVA, non abbiano un luogo “dedicato” per lo svolgimento della propria attività e quindi in molti casi destinino ad uso ufficio una porzione dell’immobile da loro abitato.

Ne consegue che una parte dei costi per servizi (utenze, locazione, spese condominiali) venga sostenuta anche per finalità produttive connesse appunto allo svolgimento dell’attività professionale o imprenditoriale.

Sono appunto questi i costi ad uso promiscuo che giustamente il contribuente richiede di poter dedurre dal proprio reddito individuale essendo sostenuti, sia pure in parte, per finalità produttive.

Cerchiamo, quindi con queste brevi note, di fare chiarezza andando ad analizzare il corretto trattamento ai fini dell’IVA e delle imposte dirette di quelle diverse tipologie di costo che con maggior frequenza vengono sostenute da queste categorie di contribuenti.

In primo luogo per ottenere la corretta deducibilità/detraibilità dei costi per servizi a uso promiscuo è richiesto che le fatture emesse dal 1° gennaio 2013 in poi contengano il numero di partita Iva del soggetto professionista o imprenditore individuale che utilizza il servizio. Nel caso in cui venga indicato solo il codice fiscale vi è la presunzione che, ai fini IVA, il servizio sia reso a un soggetto che non agisce nell’esercizio d’impresa, arte o professione con conseguente “indetraibilità totale” dell’IVA esposta in fattura/bolletta.

E’ il caso, ad esempio, delle fatture/bollette relative ad utenze domestiche (forniture di luce e gas); queste spesso vengono inviate al nostro studio per la contabilizzazione e le stesse riportano solo il codice fiscale del professionista o dell’imprenditore individuale (in quanto trattasi di utenze aperte in origine per esclusivo uso domestico e familiare). Questi documenti, poiché emessi per finalità estranee all’esercizio d’impresa, arte o professione non possono costituire valido giustificativo ai fini della loro deducibilità/detraibilità IRPEF e IVA. E’ quindi il caso di valutare l’opportunità di sottoscrivere utenze business così da consentire con la regolare contabilizzazione e deduzione dei costi per servizi a uso promiscuo, come specificato di seguito.

Se ai fini della detraibilità dell’IVA è sempre richiesta l’emissione di una fattura con indicazione della partita IVA del soggetto cessionario/committente, per quanto concerne la deducibilità delle imposte dirette il professionista/imprenditore individuale in luogo della fattura può farsi rilasciare:

  • lo scontrino parlante dove vengono riportati i dettagli relativi alla natura, alla qualità e alla quantità dell’operazione e l’indicazione del numero di codice fiscale dell’acquirente o committente (non serve la partita Iva);
  • la ricevuta fiscale con i propri dati identificativi.

Questo è il caso degli acquisti di beni e servizi di modico valore (tipo cancelleria, ferramenta, ristoranti…) per i quali, proprio in virtù del modesto importo, si possono riscontrare difficoltà ad ottenere l’emissione di una fattura (che peraltro il cedente/prestatore è sempre obbligato ad emettere a richiesta).

Analizziamo ora il trattamento delle più frequenti tipologie di costo ad uso promiscuo.

Locazioni

Imposte dirette

I costi relativi ai canoni di locazione a uso promiscuo sono deducibili in misura pari al 50% a condizione che il contribuente non disponga di altro immobile adibito esclusivamente all’esercizio dell’impresa o dell’arte o professione.

Tuttavia, a seconda che il contribuente sia un professionista ovvero un imprenditore, varia l’area territoriale sulla quale effettuare la verifica. Per un professionista è sufficiente che l’immobile a uso promiscuo non sia nello stesso Comune dov’è ubicato un altro immobile in cui venga esercitata la professione. Un imprenditore individuale, invece, se detiene altro immobile per lo svolgimento della propria attività in qualsiasi altro Comune italiano non può procedere alla deduzione del costo.

IVA

L’IVA eventualmente pagata sul canone di locazione è sempre indetraibile per specifica disposizione di legge (articolo 19-bis1, comma 1, lettera i, dpr 633/72).

Utenze (luce, gas, acqua, spese condominiali, telefonia fissa, etc.)

Imposte dirette

Per i professionisti la deduzione dei costi per le utenze degli immobili utilizzati in modo promiscuo è pari al 50%. Condizione necessaria è che gli stessi non detengano nel medesimo Comune altro immobile adibito esclusivamente all’esercizio dell’arte o della professione. Per questa categoria di contribuenti è prevista una deduzione forfettaria inderogabile a prescindere degli spazi effettivamente adibiti all’attività professionale.

Discorso diverso invece per gli imprenditori individuali per i quali la percentuale deducibilità dei costi varia in funzione delle superfici effettivamente utilizzate per l’attività lavorativa (ad esempio metri quadri utilizzati come ufficio sul totale dei metri quadri dell’abitazione).

In alcuni casi potrebbe risultare poco agevole quantificare la percentuale di utilizzo di un immobile ai fini della propria attività. Occorre comunque individuare criteri oggettivi di suddivisione di tali costi affinché possano essere utilizzati quale prova in caso di accertamento da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

IVA

Relativamente all’IVA tutti i soggetti sono chiamati a definire dei criteri oggettivi ai fini del conteggio della quota detraibile. Pertanto sia i professionisti che gli imprenditori autonomi dovranno individuare dei parametri oggettivi e coerenti da utilizzare per la suddivisione delle spese tra uso personale/familiare e uso lavorativo (la circolare ministeriale n. 328 del 2007 porta quale esempio di criterio oggettivo e coerente da utilizzare per individuare la quota delle spese di riscaldamento per le quali è possibile procedere con la detrazione dell’IVA quello della cubatura dei relativi locali o in base al numero dei radiatori, etc.).

*

In una prossima nota tratteremo il tema dei  costi connessi all’uso promiscuo di automobili e altri mezzi di trasporto.

Il punto della situazione sugli art fund 

Molti operatori finanziari, italiani ed esteri, hanno da tempo avviato un’ampia riflessione sui fondi di investimento in arte, che sono senz’altro uno strumento, innovativo, per coniugare le istanze del mercato con quelle culturali. Il problema è sempre lo stesso: creare valore e capire come l’arte produce rendimento. Il momento è quanto mai propizio per farlo, non solo perché viviamo in una fase di rendimenti negativi. Vediamo perché.

Sorgente: Il punto della situazione sugli art fund | Artribune

La cultura al tempo della superficialità

Le pubblicazioni intorno al lavoro culturale non sono moltissime. Ci sono, è vero, i rapporti che Symbola e Federculture pubblicano ogni anno e che fanno il bilancio delle industrie creative e culturali in Italia, ma — seppur molto utili e interessanti — non riescono ad andare oltre una certa rigidità da convegno, quella fredda liturgia caratterizzata dall’alternarsi di cifre, slide e interventi variamente autorevoli in cui ognuno legge le proprie pagine e i propri dati per poi tornare a casa col cuore in pace.

Per fortuna è arrivato La cultura in trasformazione a smuovere un po’ le acque dello stagno. Il volumetto curato da Che fare per Minimun Fax, ha come sottotitolo L’innovazione e i suoi processi e conta, oltre alle presentazioni di Bertram Niessen e Marco Liberatore, 3 parti: Raccontare l’innovazione culturale (con interventi di Christian Raimo, Vincenzo Latronico e Jacopo Tondelli), Riflessioni sullo stato della cultura (Gianfranco Marrone e Roberto Casati) e Nuove mappe per nuovi mondi (Paola Dubini, Ivana Pais e Alessandro Bollo).

Sorgente: La cultura al tempo della superficialità – Vorrei | Rivista non profit di cultura, ambiente e politica

Il valore dei Bitcoin continua a salire

Prima il crollo. Poi la ripresa. Un bell’ottovolante, quello dei mercati internazionali fra 9 e 10 novembre. La causa? Ovviamente l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Nulla di nuovo rispetto agli ultimi mesi. Se non che, proprio in quelle ore di incertezza e sorpresa (di alcuni) per la vittoria del magnate newyorkese, il Bitcoin – la criptovaluta che funziona grazie al meccanismo Blockchain – saliva del 4% piazzandosi a 721 dollari rispetto ai 709 del giorno prima. Per poi ripiegare ieri a 714.

Sorgente: Il valore dei Bitcoin continua a salire – Wired

Matera 2019 / Capitale europea della cultura – Perché abbiamo vinto

Dal report finale le motivazioni che hanno portato la giuria di selezione a scegliere Matera come Capitale Europea della Cultura per il 2019

Sorgente: Matera 2019 / Capitale europea della cultura – Perché abbiamo vinto

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: