Ricerca

Lombard street

il blog dello studio lombard dca

Mese

Maggio 2015

Quando il vincitore si prende tutto

Oggi calcoliamo ancora indicatori come il reddito medio pro capite e il tasso medio di alfabetizzazione. Ma queste medie hanno perso significato. Ciò che conta nella società di Internet non è più la media, ma se uno o una si colloca sopra o sotto di essa.

Per chi sta sopra la media, la vita è oggi molto migliore di una volta. I ricchi non hanno mai pianto; oggi meno che mai. In America si sperimenta ciò che Cowen chiama iper-meritocrazia. È l’iper-meritocrazia che produce un Mark Zuckerberg capace di fondare Facebook. A soli trenta anni, con le sue semplici idee brillanti e la sua determinazione, Zuckerberg ha messo in piedi una macchina pubblicitaria che fattura 8 miliardi e produce profitti per 1,5 miliardi l’anno a partire dal semplice desiderio delle persone di rimanere in contatto tra di loro e di mantenere un’identità nell’era dei social network.

viaQuando il vincitore si prende tutto|Francesco Daveri.

Il confine (sempre più labile) tra finanza e azzardo

In questi giorni sta girando la pubblicità di una nuova tipologia di prodotti derivati, confezionati apposta per un pubblico retail. I derivati somigliano sempre un po’ ai giochi d’azzardo e questo dipende dalle proprietà stocastiche delle variabili finanziarie sottostanti. Ma in questo caso la componente di azzardo è assolutamente preponderante. Come vedremo, siamo di fronte alla versione ultra-tecnologica di “capita aut navia“, volgarmente … “testa o croce”. E questo fa immediatamente venire in mente la domanda che Luigi Zingales ha posto all’ultima riunione annuale della American Finance Association: “Does Finance Benefit Society?”.

Sostanzialmente, questo prodotto è un’opzione binaria che nella versione UP consente di guadagnare se una certa azione (o un indice o una valuta o una materia prima) sale durante un intervallo di tempo prestabilito. Nella versione DOWN, si scommette sul ribasso e quindi vale il contrario. Fino a qui, nulla di strano. La cosa peculiare (oltre alla “confezione” del prodotto di cui parleremo dopo) è la lunghezza dell’intervallo di tempo: da un minuto fino ad un massimo di 24 ore! Se il giocatore (è proprio il caso di chiamarlo così) sceglie “1 minuto” come orizzonte, guadagna l’80% della somma puntata se dopo un minuto il prezzo è salito. Se viceversa il prezzo scende, allora perde tutto. Le puntate sono fisse e possono essere di poche decine di euro.

viaIl confine (sempre più labile) tra finanza e azzardo | Linkiesta.it.

Parigi val bene una messa

Qualche anno fa, alla Fabbrica del Vapore, a Milano, venne esposta un’opera di Anish Kapoor: Dirty Corner. Un tubo lungo 60 metri in cui il visitatore poteva/doveva entrare. Un tubo dove la luce diventava penombra e la penombra diventava buio. Un buio completo dove procedere senza saperne la fine. Quel buio dove ti volti, ogni tanto, a vedere la luce che c’era e poi prosegui verso un futuro che non sai. Un tubo che era donna e diventava uomo, che era materia e diventava pensiero, un utero profondo in cui, immergendosi, si possedeva l’opera e se ne usciva con una voglia accresciuta e precisa, con gli occhi pronti al bello, con la mente curiosa e più attenta. Un passaggio che evocava il passaggio, un’idea di rinascita con ogni senso in allerta.

Era il 2011 e Milano non stava tanto bene. Livida e sprofondata per sua stessa mano, arrivava dalla luce e si era infilata in un tunnel, relegata in un angolo sporco e con una strada buia di fronte. Una città stanca ma, lo scopriamo oggi, non esausta. ‘Lo stanco ha esaurito solo la messa in atto, mentre l’esausto esaurisce tutto il possibile. Lo stanco non può realizzare ma l’esausto non può neanche possibilizzare’ scrisse Gilles Deleuze.

Tra allora e oggi i cantieri, la corruzione, le polemiche, gli errori e l’opposizione. Tutto prevedibile come 60 metri da affidare con appalto pubblico. Tra allora e oggi mille idee e non tutte prevedibili.

Finché Expo, alla fine è arrivato come un carrozzone senza ruote, un parco divertimenti soprattutto per chi ci si è già divertito, una fiera di paese diventata campionaria, un riassunto sommario, patinato e unto. Ma al di là di ogni possibile opinione Expo, per Milano, è stata una scintilla, la fine del tubo di Kapoor, gli stessi effetti, la stessa idea di rinascita.

Milano è cambiata. Ha soprattutto cambiato idea di sé. Si è risvegliata liberata come la sua Darsena, nuova come la Fondazione Prada. Bella come la Pietà Rondanini e la Sala delle Asse, Imprevista come il Teatro Continuo, discussa e scintillante come Porta Nuova. Grande come il Mudec e il silos Armani. Una città, orgogliosa e finalmente viva.

In ogni città, per quanto brutta, qualcosa di bello è presente. Questo o qualche cosa di simile diceva Calvino nelle Città invisibili. Ed è a questo piccolo spazio vivo che Milano si è saputa aggrappare, come a un cornicione per non volare giù da un terrazzo. Non più statica e fine a se stessa, non un sasso buttato nel mare e che nel mare affoga. Ma germoglio, radice, progetto e prospettiva, traccia. Una piccola falce che può immaginarsi luna piena. Il seme e il frutto perché il bello porta al bello.

Expo è una madre incongruente? Può essere ma incongruente e meravigliosa è , ad esempio, la Centrale Montemartini a Roma, bellezza su bellezza senza bisogno del tempo. La perfezione ha senso, forse? No, non ne ha mai. Ne ha il fare, il provare, il credere, il cercare. Sbagliare, anche, ma fare. E così ha fatto.

E se tutta questa vita, questa voglia, questi frutti sono il risultato ben venga anche il padiglione McDonald’s.

Ocse: il disastro dei giovani italiani

La fotografia scattata dall’Ocse nell’ultimo rapporto Oecd skills outlook 2015 è impietosa per i giovani italiani. Nella classifica stilata dall’organizzazione basata a Parigi occupano le ultime posizioni competenze spendibili nel mondo del lavoro e per quelle sullo sviluppo di tali competenze. Non basta. LItalia risulta inoltre ultima per integrazione dei giovani nel mondo del lavoro, in virtù del tasso di occupazione più basso dellarea Ocse (52,8%) e il secondo maggior numero di Neet, cioè di giovani che non studiano e non lavorano: 26,1%. Peggio di noi solo la Spagna con il 26,9%.Secondo il rapporto, i giovani italiani tra i 16 e i 29 anni arrivano terzultimi alle prove sulla padronanza delle abilità matematiche (257 punti, peggio solo Spagna e Usa) e ultimi in quelli per capacità di comprensione e stesura di testi scritti, con 262 punti.I migliori in entrambe le valutazioni risultano i ragazzi di Finlandia, Olanda e Giappone. Il motivo sembra derivare dalla bassissima percentuale di persone che hanno proseguito gli studi dopo la scuola secondaria: appena il 22,7% dei giovani tra i 25 e i 34 anni, percentuale che consegna allItalia un altro umiliante ultimo posto.Il nostro Paese, sottolinea lorganizzazione, ha “uno specifico problema di disoccupazione giovanile, in aggiunta a uno più generale”, a causa di “condizioni sfavorevoli e debolezze nel mercato del lavoro e nelle istituzioni sociali ed educative”.

viaOcse: il disastro dei giovani italiani – La Mia Finanza.

Finissage

Senza titolo

Il 10 giugno Modello Unico va in vacanza. In questi mesi abbiamo ospitato tre mostre, molti amici, tante opere. Ci siamo divertiti, ci siamo circondati di bellezza. Siamo stati bene.
Per questo vogliamo festeggiare con voi. Per dirci arrivederci.
Perché a settembre Modello Unico ritorna.

https://m.facebook.com/events/471121249719690?acontext=%7B%22ref%22%3A2%2C%22ref_dashboard_filter%22%3A%22upcoming%22%7D&aref=2&arefdashboardfilter=upcoming&ref=bookmark

Ambrosetti pubblica la mappa dell’Italia che scommette sull’innovazione

Nel corso dell’ultimo Technology Forum organizzato da The European House-Ambrosetti è stato presentato dal managing partner Valerio De Molli un rapporto sull’ecosistema dell’innovazione italiana. Una sorta di mappa per orientare le scelte strategiche del Paese in questo campo. Dal 2012 viene aggiornata annualmente dalla Community Innovazione e tecnologia di Ambrosetti Club. L’edizione 2015 parte dallo stato dell’arte e dalle ultime mosse governative per estendere l’analisi alle tendenze dell’innovazione nelle maggiori aziende italiane.

viaAmbrosetti pubblica la mappa dell’Italia che scommette sull’innovazione – Wired.

Amazon cambia linea sulle tasse in Europa

Amazon ha annunciato di aver modificato il modo in cui paga le tasse in Europa e che inizierà a pagarle nei singoli stati dove ha la maggior parte delle sue attività; fino a questo momento Amazon – rispettando la legge, ma tra molte proteste – trasferiva buona parte dei suoi ricavi europei in Lussemburgo, dove otteneva una tassazione più favorevole. La notizia era stata anticipata la settimana scorsa dal Guardian e segna un cambiamento importante dopo mesi di polemiche sulle strategie seguite da Amazon, e da molte altre aziende statunitensi di Internet, che producono enormi ricavi in Europa e ci pagano sopra pochissime tasse grazie a complessi sistemi di trasferimento di denaro verso aziende controllate in paesi come Irlanda e Lussemburgo, dove la tassazione è più bassa.

viaAmazon cambia linea sulle tasse in Europa – Il Post.

Le e-fatture per spingere le piccole imprese

Se il decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 21 aprile passerà indenne dall’esame delle commissioni di Camera e Senato, a giugno sarà pubblicato. I punti forti sono due: la semplificazione delle procedure, con la possibilità anche di accedere (dal 2017) a una piattaforma gratuita per l’emissione delle e-fatture, e la maggiore priorità nei rimborsi fiscali. Ci sarebbe anche la possibilità, sempre dal 2017, di fare a meno degli scontrini in favore delle fatture digitali: anche i registratori di cassa verrebbero così messi da parte dai commercianti.L’aspetto con più appeal è però la possibilità di semplificare tutto il sistema della fatturazione passando interamente al digitale tra privato e privato, come già si deve fare obbligatoriamente con la Pubblica amministrazione. E sarebbe una grossa mano per le piccole imprese e alle start up che spesso faticano a star dietro alle questioni legate a bilanci, fisco e, appunto, fatturazione.

viaLe e-fatture per spingere le piccole imprese – Wired.

La storta

Lotito si vanta di aver messo d’accordo Sky e Mediaset. E non si può. O almeno questo è quanto sta verificando l’Antitrust, che ha fatto partire accertamenti e perquisizioni nelle sedi di Mediaset, Sky, Infront e Lega Calcio. Il sospetto è che l’ultimo accordo per le stagioni 2015-2018 abbia fatto perdere soldi al calcio italiano, in virtù di un patto che ha escluso la concorrenza dall’asta. Che in altre parole vuol dire: in Lega i diritti tv sono una partita politica e non economica, garantiscono la gestione di altri interessi, oltre ad affermare la concentrazione del potere in poche mani e gestire pacchetti di voti per le elezioni in Lega e Figc.

Siamo a tanto così dallo scoprire che l’Italia è una penisola.

viaLa storta | LUltimo Uomo.

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Su ↑